La necessità di rendere edotti gli Istituti Religiosi circa la materia AML/CFT: il rapporto Moneyval

Mai come in questo momento storico rendere edotti gli Istituti Religiosi circa la materia AML/CFT risulta di estrema attualità: il 4 giugno 2021 è stato pubblicato il rapporto Moneyval (Organismo del Consiglio d’Europa che vigila sulla lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo), con il quale sono stati riconosciuti gli sforzi voluti dal Papa contro scandali finanziari e riciclaggio. La Santa Sede ha ottenuto cinque giudizi di efficacia sostanziale e sei di efficacia moderata; in nessun caso è stato espresso un giudizio di efficacia bassa.

Brevemente, il rapporto Moneyval raccomanda al Vaticano maggiore rapidità a perseguire i reati finanziari, ma come pure lo stesso Organismo di vigilanza dichiara, non dipende tanto dalla poca celerità della magistratura vaticana, quanto dalla velocità con cui le altre giurisdizioni rispondono ad eventuali richieste di rogatorie.

Infine, si concentra l’attenzione proprio sugli enti senza fini di lucro (fondazioni e organizzazioni caritative): è fondamentale difendere queste Istituzioni che hanno nobili fini da possibili minacce esterne.

Tale premessa è, quindi, necessaria e soprattutto diretta a chi dovrà gestire ed amministrare un ente ecclesiastico o religioso, in quanto anche il più generoso finanziatore potrebbe essere un potenziale “riciclatore”, un potenziale insider oppure un evasore fiscale e utilizzare i proventi della sua attività illecita per provvedere alle esigenze della confessione religiosa d’appartenenza.

Si comprende allora come il controllo sui flussi di denaro si rende necessario per evitare che, in tale guisa, si possa essere coinvolti nel reato di riciclaggio o, diversamente, vista da altra prospettiva, si possano finanziare organizzazioni che, pur ammantandosi di finalità religiose, hanno in realtà finalità terroristiche.

È, quindi, sempre fondamentale ricostruire i collegamenti tra movimentazioni di denaro o patrimoniali che dichiarano lo “spirito di liberalità” e la loro effettiva provenienza oppure destinazione finale.

La normativa

Ora, entrando più nel dettaglio e nello specifico della materia, la normativa antiriciclaggio e prevenzione al finanziamento del terrorismo trova il suo radicamento nel Decreto Legislativo 231/2007 con le modifiche da ultimo apportate dal Decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90 di attuazione della direttiva (UE) 2015/849.

Tale normativa deve ritenersi operante non solo per lo Stato italiano, ma anche per le Istituzioni della Chiesa cattolica e ciò a norma del canone 1290, il quale precisa che le norme di diritto civile vigenti nel territorio sui contratti e sui pagamenti devono essere parimenti osservate per diritto canonico in materia soggetta alla potestà di governo della Chiesa e con gli stessi effetti, a meno che non siano contrarie al diritto divino o nel diritto canonico si preveda altro.

Proprio in applicazione di questi principi, nel vademecum su La gestione e l’amministrazione della Parrocchia, predisposto dagli Economi delle grandi Diocesi, si sollecita l’attenzione dei parroci sul dovere di rispettare la normativa antiriciclaggio e i relativi limiti sull’uso del denaro contante, ritenendo altresì “irrilevante che l’operazione appartenga alla sfera istituzionale (pagamento delle candele per la chiesa o dei lavori di manutenzione per gli immobili destinati ad attività di religione e culto) o a quella commerciale (pagamento del fornitore del bar parrocchiale o delle insegnanti della scuola materna parrocchiale)”.

Il denaro contante è uno strumento di pagamento ancora molto utilizzato dalle parrocchie, soprattutto in riferimento alle attività istituzionali di religione e di culto (L. 222/1985, art. 16, lett. a); si pensi alle offerte ricevute in occasione della celebrazione dei sacramenti, alle offerte raccolte nelle chiese, alle liberalità di modico valore consegnate senza formalità. In tutti questi casi la normativa non incide né sui comportamenti dei fedeli né su quello della parrocchia, se l’importo di ciascuna operazione è inferiore a euro 12.500 (oggi la norma specifica € 2.000,00 e dal 1° gennaio 2022 € 1.000,00). Quando, invece, l’importo della operazione è pari o superiore a euro 12.500 (vale quanto già detto) trova sempre applicazione il divieto di effettuare i pagamenti in contante.

Anche le liberalità, quindi, con scopi religiosi, devono rispettare le modalità di erogazione dettate dalla normativa “antiriciclaggio” e, in particolare, le limitazioni all’uso del denaro contante, impongono che negli atti di “liberalità” vengano utilizzate modalità di erogazione con sistemi cd. rintracciabili, al fine di consentire la precisa identificazione della provenienza del denaro e dei valori e la loro esatta destinazione.

Si può, quindi, arrivare ad una conclusione: occorre maggiore attenzione nell’amministrazione proprio al fine di scongiurare quello che viene definito dalla dottrina come il fenomeno delle “frodi pie”: ovvero presenza del rischio di operazioni “fraudatorie” che miravano all’aggiramento di controlli e divieti antiriciclaggio.

La rilevanza sociale, che il fenomeno delle attribuzioni patrimoniali caratterizzate da scopi “religiosi” ha assunto, impone una particolare attenzione nella fase del controllo di chi amministra delle reali intenzioni dell’agente, e quindi anche della sua effettiva spontaneità. Proprio, infatti, la motivazione “religiosa” ha a volte costituito causa di sviamento, inquadrandosi piuttosto come causale di distrazioni patrimoniali illecite. 

Le difficoltà dell’ambito AML/CFT

Nell’ambito AML/CFT esistono numerosi punti di difficoltà intrinseci all’attività di controllo che riguardano tutti gli analisti coinvolti nel processo operativo che ostacolano la buona riuscita dell’analisi con l’individuazione del comportamento anomalo e del relativo reato.

In che modo, quindi, è possibile fornire un supporto concreto per la riduzione della numerosità di tali pain point e per minimizzarne i rischi associati, utilizzando una modalità completamente diversa da quelle già esistenti? Come è possibile avere un’arma in più per combattere le attività criminali che possono coinvolgere anche soggetti ignari, soprattutto in contesti dove la circolazione del contante avviene in misura prevalente come proprio accade per gli Enti ecclesiastici?

Si aggiungano poi l’incremento delle transazioni finanziarie dovuto anche a sistemi e metodi offerti dalle nuove tecnologie che hanno prodotto una conseguente proliferazione delle attività di controllo, generando nuove sfide per gli addetti.

Come rispondere a queste nuove sfide? Una valida soluzione è quella di impiegare sinergicamente le nuove tecnologie dell’ambito Artificial Intelligence.

La soluzione di AIO

L’intelligenza artificiale (IA) può essere uno straordinario strumento a disposizione degli addetti ai controlli AML/CFT. Il settore dell’intelligenza artificiale mette a disposizione varie tecnologie.

I nuovi servizi della soluzione AML-AW della AIO sono il risultato della ricerca tecnologica applicata ai processi antiriciclaggio e antiterrorismo: la soluzione applicativa si avvale dell’esperienza diretta maturata sul campo dagli specialisti di settore, delle indicazioni più recenti offerte dalla regolamentazione nazionale e internazionale e, soprattutto, delle migliori tecnologie in ambito Artificial Intelligence e Advance Data Analytics.

I nuovi servizi consentono di automatizzare le operazioni manuali, operando in forte discontinuità rispetto alle logiche di processo tradizionali, permettendo agli operatori di focalizzarsi sulle analisi qualitative, sulla valutazione dei rischi e sul miglioramento nel continuo dei sistemi di controllo interno.

Una soluzione IA assicura trasparenza, spiegabilità, equità, rendicontabilità e responsabilità.
In questo contesto anche l’etica richiamata dal Santo Padre viene assicurata da controlli antiriciclaggio assolti con più efficacia, oggettività ed efficienza.
Il Papa nell’Evangelii Gaudium così terminava: “all’etica si guarda con disprezzo perché troppo umana perché relativizza il denaro e il potere”.

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